Concorso per la Chiesa di Santa Maria di Loreto
2° premio
Bergamo, 2000
coll. Massimo Ferrari, Martina Landsberger, Tomaso Monestiroli
Il progetto della chiesa non è solo progetto di un’aula. La chiesa non è solo luogo dell’assemblea, ma luogo di incontro fra l’assemblea dei fedeli e chi celebra il rito. L’aula dunque non deve ospitare una funzione statica, di contemplazione, ma un evento che ha un suo centro da cui (e verso cui) si muovono relazioni e percorsi.
Diciamo questo perché l’interpretazione più diffusa oggi è quella per cui la chiesa è il luogo di riunione dei fedeli, mettendo in secondo piano il significato del rito. Questo è il motivo della pianta a croce, una forma antica, forse troppo legata al simbolo, tuttavia carica di significato, il significato dell’incrocio di due percorsi che conducono in uno stesso luogo: il luogo dell’altare. All’altare si giunge dalle porte della chiesa, aperte ai quattro punti cardinali, aperte alla città in tutte le direzioni. Questo è il programma. L’architettura ha il compito di costruire fisicamente questo programma, di costruire fisicamente l’incrocio, il luogo di incontro. Il progetto affida la costruzione della chiesa a quattro muri a L, internamente ed esternamente rivestiti in pietra. Questi quattro muri, da soli, definiscono il luogo del Presbiterio al centro dell’incrocio. I quattro muri in pietra non recingono il luogo dunque, ma definiscono le direzioni da cui si accede al luogo. Questa differenza è sostanziale e rappresenta il motivo per cui la pianta a croce ha resistito così a lungo nel tempo. Perchè è stata intesa sempre come la forma più adatta a condurre all’interno della chiesa i fedeli accogliendoli da più direzioni.
2° premio
Bergamo, 2000
coll. Massimo Ferrari, Martina Landsberger, Tomaso Monestiroli
Il progetto della chiesa non è solo progetto di un’aula. La chiesa non è solo luogo dell’assemblea, ma luogo di incontro fra l’assemblea dei fedeli e chi celebra il rito. L’aula dunque non deve ospitare una funzione statica, di contemplazione, ma un evento che ha un suo centro da cui (e verso cui) si muovono relazioni e percorsi.
Diciamo questo perché l’interpretazione più diffusa oggi è quella per cui la chiesa è il luogo di riunione dei fedeli, mettendo in secondo piano il significato del rito. Questo è il motivo della pianta a croce, una forma antica, forse troppo legata al simbolo, tuttavia carica di significato, il significato dell’incrocio di due percorsi che conducono in uno stesso luogo: il luogo dell’altare. All’altare si giunge dalle porte della chiesa, aperte ai quattro punti cardinali, aperte alla città in tutte le direzioni. Questo è il programma. L’architettura ha il compito di costruire fisicamente questo programma, di costruire fisicamente l’incrocio, il luogo di incontro. Il progetto affida la costruzione della chiesa a quattro muri a L, internamente ed esternamente rivestiti in pietra. Questi quattro muri, da soli, definiscono il luogo del Presbiterio al centro dell’incrocio. I quattro muri in pietra non recingono il luogo dunque, ma definiscono le direzioni da cui si accede al luogo. Questa differenza è sostanziale e rappresenta il motivo per cui la pianta a croce ha resistito così a lungo nel tempo. Perchè è stata intesa sempre come la forma più adatta a condurre all’interno della chiesa i fedeli accogliendoli da più direzioni.